Protesi all’anca: le principali domande (e le relative risposte) sull’argomento
Quando si parla di protesi all’anca si fa riferimento a un mondo talmente tanto composito (e non sempre chiaro) che le domande, tante, sorgono spontanee. Non c’è di che stupirsi: si tratta, infatti, di un tema in cui ci si imbatte soprattutto a una certa età e con la quale non si ha dimestichezza proprio perché non è una patologia così usuale. Questa sensazione di affrontare per la prima volta una cosa nuova e potenzialmente dolorosa può dunque causare senso di inadeguatezza o, addirittura, paura.
Ma non c’è da temere: capendo bene quale sia la sensazione, noi di Centro Medico Atlas abbiamo scritto questo articolo per approfondire al meglio il tema della protesi all’anca. Per farlo, abbiamo scelto di dare risposta a tutte le principali domande sul tema: si tratta di una collezione di quesiti che ci vengono spesso posti e a cui vogliamo dare risposta in questa sede per permettere a tutti i pazienti di presentarsi al fatidico giorno (quello dell’intervento) pronti e rassicurati. Iniziamo, dunque, questo piccolo vademecum, nella speranza che possa davvero essere utile a chi si appresta ad affrontare il tema della protesi all’anca per la prima volta.
Che cos’è una protesi d’anca?
Quando si parla di protesi all’anca si fa riferimento a una linea di trattamento, legata alla terapia chirurgica, della coxartrosi, o artrosi dell’anca. Quest’ultima è una patologia causata dalla degenerazione della cartilagine che ricopre l’articolazione dell’anca e che viene curata in maniera definitiva con un intervento di artroprotesi d’anca, che sostituisce l’articolazione compromessa con, appunto, un impianto protesico. Si tratta di un supporto meccanico realizzato in diversi materiali (tra cui acciaio inossidabile, leghe di cobalto, cromo e titanio, plastica, polietilene) che, grazie alle sue caratteristiche tecniche, riesce a riprodurre i movimenti dell’articolazione danneggiata: le parti che andranno a sostituire la funzione articolare vengono infatti integrate ed ancorate perfettamente nell’osso del paziente.
Quali sono i sintomi dell’artrosi dell’anca?
Questa si manifesta principalmente con un dolore, sia nei movimenti sia dopo essere stati fermi, a livello inguinale, che può raggiungere anche il gluteo, la coscia e a volte anche il ginocchio. A questi si aggiungono dolore nella regione anteriore della coscia o al ginocchio, mal di schiena, difficoltà a camminare e dolore notturno.
Quando è necessario l’intervento all’anca?
Normalmente i primi sintomi tendono a comparire tra i 50 e i 60 anni, statisticamente più nelle donne che negli uomini: per prima cosa, in presenza di uno o più sintomi sopra descritti, è consigliabile rivolgersi al proprio medico curante: solo dopo una prima fase di studio preparatorio, che consiste in una serie di esami diagnostici volti a chiarire il quadro clinico del paziente, si potrà valutare se procedere o meno all’intervento all’anca. Questo, infatti, essendo invasivo, viene indicato dallo specialista ortopedico quando il dolore è troppo intenso e continuo, la rigidità dell’anca è così grave da limitare la deambulazione e la terapia conservativa non è più sufficiente per ridurre la sintomatologia.
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Quanti giorni di degenza per l’intervento all’anca?
Dopo l’operazione, che in genere viene praticata in anestesia peridurale o, in relazione al caso, con l’approccio mini-invasivo, la degenza in ospedale è abbastanza breve, e dura in media dai 5 ai 10 giorni: durante i primi due giorni di riposo a letto (in posizione supina con cuscino divaricatore fra le gambe), vengono eseguiti esercizi di mobilizzazione passiva e attiva, ma in caso di necessità il paziente può stare in posizione eretta anche il giorno dopo l’intervento.
Quanto dura la riabilitazione dopo un intervento al femore?
Ci preme dire che la riabilitazione dopo un intervento al femore è di fondamentale importanza per recuperare, in parte o del tutto, la propria autonomia e mobilità articolare. La riabilitazione, dunque, che inizia già dopo 48 ore dall’operazione, può avere una durata variabile che va dalle 8 alle 10 settimane, mentre le sedute con il fisioterapista possono avere una cadenza di 2-3 volte alla settimana, in base alle esigenze e alle specificità di ciascuno.
Cosa fare e cosa non fare dopo un intervento di artroprotesi all’anca?
Considerato che, appena dopo l’intervento, la nuova articolazione dell’anca non è protetta, almeno fino a quando la muscolatura dell’arto inferiore non ha riacquistato un adeguato trofismo muscolare, ci sono movimenti e azioni che è bene non svolgere, ricordando che, allo stesso tempo, ci sono best practices da seguire diligentemente per massimizzare il risultato ed accelerare il recupero fisico. Tra le cose da non fare vi sono, dunque, le flessioni dell’articolazione oltre i 90 gradi, i movimenti esterni di intrarotazione e abduzione, ma anche incrociare le gambe, stare in posizione eretta prolungata, infilare scarpe e calze da soli senza l’ausilio di un calzascarpe, dormire sul lato operato e senza cuscino tra le gambe, guidare e sedere su sedie basse.
Al contrario, è bene ricordarsi di rimuovere tutti quegli oggetti che, in casa, aumentano il rischio di caduta, usare una doccia accessoriata (e non sedersi in fondo alla vasca), dormire con un cuscino tra le gambe e non stendersi sul lato operato e imparare in maniera graduale a scendere e salire dalle sedie, dal letto e dalla macchina.